Grazie a Silvia voglio Onorare la Memoria di Protto Don Camillo nato a Bossolasco nel 1929 deceduto a Lequio Berria dove fu Parroco per 12 anni. Resse anche la Comunità di Arguello fino all’1981. Io non ebbi modo di conoscerlo direttamente ma da quando iniziai a frequentare il paese di Arguello cioè dal 1983, ne sentii raccontare molto. Ora, nel rileggere gli articoli di Gazzetta d’Alba del 29 Luglio 1981 ho compreso quanto e come ebbe modo di “seminare” Don Camillo, presso le Comunità di Lequio e Arguello. Lancio per questo un appello ai molti che ebbero modo di vivere nel periodo di Don Camillo e chiedo loro, tramite i figli o i nipoti, di raccontare chi fosse Don Camillo. Credo possa essere utile conoscere come si viveva la “religiosità” in quei tempi , in fondo non lontanissimi.
Riporto alcuni stralci degli articoli e attendo contributi di chi conobbe il Parroco Don Protto.
“…è stato il prete dei giovani. Il campo in cui Don Camillo spese maggiormente le sue energie sono stati i giovani, ai quali sapeva comunicare il suo entusiasmo per una vita autenticamente cristiana, il desiderio di ricominciare sempre da capo, di creare qualcosa di diverso e di fare della propria vita un dono meraviglioso per Cristo e per i fratelli. I giovani che lo hanno incontrato, non solo quelli di Lequio- Arguello ma di tutta la Diocesi, hanno raccolto e capito il suo Messaggio…….”
“L’uomo di tutti”, così lo ha definito Mons. Vescovo…… ciò che lo contraddistinse fin dai tempi del Seminario fu l’ immensa generosità. Era disponibile fino all’estremo verso i confratelli e per tutti, senza risparmio di energie, giorno e notte a costo di trascurare la propria salute.”
“Narrerò dell’amore per la sua gente che gli ha fatto rifiutare incarichi più prestigiosi e gratificanti per scegliere grandi amarezze, troppe delusioni, scarsissime soddisfazioni. Siamo un popolo di dura cervice e 12 anni del suo ministero, come avrebbe detto lui, non sono serviti a convertirci, ma ci ha conquistato il suo tratto, quella sua disponibilità totale che tutto e tutti accettava. <Era uno di noi> <non si teneva per niente> si fermava a chiacchierare e a fumare sia con quelli che non vedeva mai in Chiesa , e magari ci faceva anche una partita a <cavallini. Sono queste le cose che contano veramente per la nostra gente, non basta una fede ferma o una virtù eroica. Conquista più una bagna caoda in compagnia che un triduo di predicatori. Chi non ricorda le serate nelle famiglie a commentare il Vangelo e poi tutti insieme a mangiare le bugie, magari lasciando da parte annosi rancori, con i giovanotti che trascuravano l’osteria per esserci? E non c’era neve che tenesse, anzi, più ce n’era e più sembrava bello…….UN AMICO”